Le Poète est semblable au prince des nuées
Qui hante la tempête et se rit de l'archer
Exilé sur le sol au milieu des huées,
Ses ailes de géant l'empêchent de marcher.

martedì 29 gennaio 2008

Famiglia cristiana.

Papa Ratzy: "La vita e la famiglia sono valori da difendere sempre."


Eccolo, il
perfetto prototipo di famiglia cattolica, cristiana, credente.

giovedì 24 gennaio 2008

Direttissima

Il governo Prodi è caduto.

Ora speriamo che non si rialzi :D

martedì 22 gennaio 2008

Lettera aperta al presidente Napolitano

Sempre sulla questione dlla "Sapienza", riporto questo condivisibilissimo pezzo di Paolo Flores d'Arcais che potete trovare qui:

***
Lettera aperta al presidente Napolitano di Paolo Flores d'Arcais Caro Presidente,
tempo fa, dovendo scriverti per invitarti ad una iniziativa di MicroMega, chiesi tramite il tuo addetto stampa se dovevo continuare ad usare il “tu” della consuetudine precedente la tua elezione, o se era più consono che usassi il “lei”, per rispetto alla carica istituzionale. Poiché, tramite il tuo addetto stampa, mi facesti sapere che preferivi che continuassi a scriverti con il “tu”, è in questo modo che mi rivolgo a te in questa lettera aperta, tanto più che, essendo una lettera critica, mi sembrerebbe ipocrisia inzuccherare la critica con la deferenza del “lei”.
Il mio dissenso, ma si tratta piuttosto di stupore e di amarezza, riguarda la lettera di scuse che in qualità di Presidente, dunque di rappresentante dell’unità della nazione, hai inviato al Sommo Pontefice per l’intolleranza di cui sarebbe stato vittima. E’ verissimo che di tale intolleranza, di una azione che avrebbe addirittura impedito al Papa di parlare nell’aula magna della Sapienza, anzi perfino di muoversi liberamente nella sua città, hanno vociato e scritto tutti i media, spesso con toni parossistici.
Ma è altrettanto vero che di tali azioni non c’è traccia alcuna nei fatti. La modesta verità dei fatti è che il magnifico rettore (senza consultare preventivamente il senato accademico, ma mettendolo di fronte al fatto compiuto, come riconosciuto dallo stesso ex-portavoce della Santa Sede Navarro-Vals in un articolo su Repubblica) ha invitato il Papa come ospite unico in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico (a cui partecipano in nome della Repubblica italiana il ministro dell’università e il sindaco di Roma), e che, avutane notizia dalla agenzia Apcom il professor Marcello Cini (già dallo scorso novembre) e alcune decine di suoi colleghi (più di recente) hanno espresso per lettera al rettore un loro civilissimo dissenso.
Quanto agli studenti, nell’approssimarsi della visita alcuni di loro hanno espresso l’intenzione di manifestare in modo assolutamente pacifico un analogo dissenso, nella forma di ironici happening.
Il rettore Guarini ha comunque rinnovato al Papa l’invito, e tanto il Presidente del Consiglio Romano Prodi quanto il ministro degli Interni Giuliano Amato hanno esplicitamente escluso che si profilasse il benché minimo problema di ordine pubblico (malgrado la campagna allarmistica montata dal quotidiano dei vescovi italiani, “L’Avvenire”, rispetto a cui le dichiarazioni di Prodi e Amato suonavano esplicita smentita). Nulla, insomma, impediva a Joseph Ratzinger di recarsi alla Sapienza e pronunciare nell’aula magna la sua allocuzione.
Di pronunciare, sia detto en passant e per amore di verità, il suo monologo, visto che nessun altro ospite contraddittore o “discussant” era previsto, e un monologo resta a tutt’oggi nella lingua italiana l’opposto di un dialogo, checchè ne abbia mentito l’unanime coro mediatico-politico (che di rifiuto laicista del dialogo continua a parlare), a meno di non ritenere che tale opposizione, presente ancora in tutti i dizionari in uso nelle scuole, sia il frutto avvelenato del già stigmatizzato complotto laicista.
Tutto dunque lasciava prevedere che la giornata si sarebbe svolta così: mentre Benedetto XVI pronunciava il suo monologo nell’aula magna, tra il plauso deferente dei presenti (e in primo luogo del ministro Mussi e del sindaco Veltroni), ad alcune centinaia di metri di distanza alcuni professori di fisica avrebbero tenuto un dibattito sui rapporti tra scienza e fede esprimendo opinioni decisamente diverse da quelle del regnante Pontefice, e ad altrettanta debita distanza qualche centinaio di studenti avrebbe innalzato cartelli di protesta e maschere ironiche. Ironia che può piacere o infastidire, esattamente come le vignette contro il profeta Maometto, ma che costituisce irrinunciabile conquista liberale.
Dove sta, in tutto ciò, l’intolleranza? E addirittura la prevaricazione con cui si sarebbe messo al Papa la mordacchia (secondo l’happening inscenato in aula magna dagli studenti di Comunione e liberazione)?
A me sembra che intolleranza – vera e anzi inaudita – sarebbe stato vietare ad un gruppo di docenti di discutere in termini sgraditi ai dogmi di Santa Romana Chiesa, e ad un gruppo di studenti di manifestare pacificamente le loro opinioni, ancorché in forme satiricamente irridenti. Se anzi di tali divieti si fosse solo fatto accenno da parte di qualche autorità, credo che un numero altissimo di cittadini si sarebbe sentito in dovere di rivolgersi a te quale custode della Costituzione, con toni di angosciata preoccupazione per libertà fondamentali messe così platealmente a repentaglio. Ma, per fortuna (della nostra democrazia), nessun accenno del genere è stato fatto.
Il Sommo Pontefice non era di fronte ad alcun impedimento, dunque. Ha scelto di non partecipare perché evidentemente non tollerava che, pur avendo garanzia di poter pronunciare quale ospite unico il suo monologo in aula magna, nel resto della città universitaria fossero consentite voci di dissenso, anziché risuonare un plauso unanime.
Non è, questa, una mia malevola interpretazione, visto che sono proprio gli ambienti vaticani ad aver riferito che il Papa preferiva rinunciare a recarsi in visita presso una “famiglia divisa” (cioè il mondo accademico e studentesco della Universitas studiorum, la cui quintessenza istituzionale è però proprio il pluralismo delle opinioni). Ma pretendere quale conditio sine qua non per la propria partecipazione un plauso unanime non mi sembra indice di propensione al dialogo bensì, piuttosto, di vocazione totalitaria.
Non vedo dunque per quale ragione tu abbia ritenuto indispensabile, a nome di tutta la nazione di cui rappresenti l’unità, porgere al Papa quelle solenni scuse. Che ovviamente, data la tua autorità, hanno fatto il giro del mondo. Se c’è qualcuno che aveva diritto a delle scuse, semmai, è il gruppo di illustri docenti, tutti nomi di riconosciuta statura internazionale nel mondo scientifico, e che tengono alto il prestigio italiano nel mondo, a contrappeso dell’immagine di “mondezza” e politica corrotta ormai prevalente all’estero per quanto riguarda il nostro paese. Questi studiosi sono stati infatti accusati di fatti mai avvenuti, e insolentiti con tutte le ingiurie possibili (“cretini” è stato il termine più gentile usato dai maestri di tolleranza che si sono scagliati contro il diritto di critica di questi studiosi).
Né si può passare sotto silenzio il contesto in cui il monologo di Benedetto XVI si sarebbe svolto, contesto caratterizzato da due aggressive campagne scatenate dalle sue gerarchie cattoliche. Trascuriamo pure la prima, cioè i rinnovati e sistematici attacchi al cuore della scienza contemporanea, l’evoluzionismo darwiniano (bollato di “scientificità non provata” da un recente volume ratzingeriano uscito in Germania), benché il rifiuto della scienza non sia cosa irrilevante per chi dovrebbe aprire l’anno accademico della più importante università del paese.
Infinitamente più grave mi sembra la seconda, la qualifica di assassine scagliata dal Papa e dalle sue gerarchie, in un crescendo di veemenza e fanatismo, contro le donne che dolorosamente abbiano scelto di abortire. Questo sì dovrebbe risultare intollerabile. Se un gruppo di scienziati accusasse Papa Ratzinger, o solo anche il cardinal Ruini, il cardinal Bertone, il cardinal Bagnasco, di essere degli assassini, altro che lettere di scuse! E perché mai, invece, ciascuno di loro può consentirsi di calunniare come assassina, nel silenzio complice dei media e delle istituzioni, ogni donna che abbia deciso di utilizzare una legge dello Stato confermata da un referendum popolare? Se vogliono rivolgersi alle donne del loro gregge ricordando che l’aborto, anche un giorno dopo il concepimento, è un peccato mortale, e che quindi andranno all’inferno, facciano pure, proprio in base a quel “libera Chiesa in libero Stato” che il Risorgimento liberale e moderato di Cavour ci ha lasciato in eredità. Ma diffamare come assassine cittadine italiane che nessun reato hanno commesso è una enormità che non può essere passata sotto silenzio, e non sono certo il solo ad essermi domandato con amarezza perché, in quanto custode dell’unità della nazione e dunque anche delle sue radici risorgimentali, tu non abbia fatto risuonare la protesta dello Stato repubblicano.
La canea di accuse e di menzogne di questi giorni mi ha portato irresistibilmente alla memoria una piccola esperienza di oltre quarant’anni fa, nel 1966, quando – giovane universitario iscritto al Partito comunista da meno di tre anni – vissi incredulo l’esperienza di un congresso (l’XI, se non ricordo male) di un Partito che si vantava di essere sostanzialmente più libero e democratico degli altri (per questo, del resto, vi ero entrato, come milioni di italiani), in cui Pietro Ingrao, per aver moderatissimamente avanzato l’idea di un “diritto al dissenso” fu investito da una esondazione di critiche e vituperi, compresa l’accusa di essere proprio lui un intollerante!
Con una differenza sostanziale e preoccupante: che allora tale capovolgimento della realtà, versione soft ma non indolore dell’incubo orwelliano, riguardava solo un partito. Oggi investe l’intero paese, la sua intera classe politica, la quasi totalità dei suoi mass-media.
Ecco perché spero che tu voglia prestare attenzione anche all’angosciata preoccupazione di quei segmenti laici (o laicisti, come preferisce la polemica corrente) del paese, non so se maggioritari o minoritari (ma la democrazia liberale, a cui ci hai più volte richiamato, è garanzia di parola e ascolto anche per il dissenso più sparuto, fino al singolo dissidente), che ormai vengono emarginati o addirittura cancellati dalla televisione, cioè dallo strumento dominante dell’informazione, e il cui diritto alla libertà d’opinione viene di conseguenza vanificato, mentre ogni tesi oscurantista può dilagare e spadroneggiare.
Con stima, con speranza, con affetto, credimi,
tuo Paolo Flores d’Arcais.

lunedì 21 gennaio 2008

Angelus


Eccomi qui
pronta e muta come un pianoforte
Pettinata e vestita
come un angelo da collezione
Non c'è sentimento
che non sappia desiderare
Anche una luce piccola basta
io so farla bastare
Io so farla bastare

Alla mia volontà affamata
tu parlavi gentile
Voglio dirti che le parole
non mi bastano più
Così vengo nel nome
delle carezze dimenticate
Parole femmine scompagnate
sul fango selciato del mondo

Ma tu lo senti o no
l'esatto suono delle mie ragioni
Lo capisci cos'è
la rinuncia al pudore
Vuol dire chiamami come vuoi
ma non chiamarmi amore
Chiamami come vuoi
io sono degna del mio nome
Vuol dire chiamami come vuoi
ma non chiamarmi amore
Chiamami come vuoi
Chiamami come vuoi

Eccomi qui
pronta e muta come un calendario
Adornata e gentile
eccomi qui
Io e le donne come me
aspettiamo miracoli
Eccomi qui
Eccomi qui

Io e le donne come me
Aspettiamo miracoli

(I. Fossati, canzone scritta per Patty Pravo)

domenica 20 gennaio 2008

Sign 'O' the Times

Per la prima volta ieri ho visto una ragazzina italiana fare la cameriera in un ristorante cinese.

giovedì 17 gennaio 2008

La legge del piangina.


Quando René Girard teorizzava il meccanismo del capro espiatorio, si è profeticamente (lol) ispirato a loro: c’è infatti una sottile trama sottesa alle vicende di Mastella e Ratzinger di questa settimana e cioè il vittimismo.

Si comporta da perfetta vittima il Ratzy che scuote offeso la polvere dalle sue scarpine di Prada fingendo che non gli sia stato dato modo di esprimersi alla "Sapienza", quando invece egli stesso, con cinico e mirato calcolo, si è sottratto alle (sacrosante) contestazioni che lo aspettavano per incassare la solidarietà dell'intero arco costituzionale, Mussi (Mussi!!!) compreso.

La sua libertà di espressione è stata infatti, talmente “compromessa”che oggi si è svolto il “papa day” (che per l’occasione è stato trasmesso dalla TV di Stato su maxischermi montati a Milano e Verona), a cui erano presenti moltissimi dei soliti leccaculo professionisti nostrani (da Gasparri ad Alemanno, da Rutelli a Franceschini, da Bondi a Calderoli da Casini a Fioroni e Mastella che si è portato dietro da Ceppaloni il suo parco de_voti :D).

Già, proprio MAstella (la “A” è volutamente maiuscola: chi può intendere, intenda) che oggi se ne è uscito così:
"A mio parere la prima cosa che dovrebbe fare il governo di cui ho fatto parte fino a poco tempo fa, e' che il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri chiedano di essere ricevuti dal Cardinal Bertone per dire 'vi chiediamo scusa per quello che e' successo"
(link)

e che poi si permette di dare degli “imbecilli” ai contestatori della “Sapienza” (ovviamente uno che sta sempre dalla parte della"raggione", può dire ciò che vuole, perchè qualsiasi cosa dica è sempre irreprensibile e tollerante, sopratutto).

Avrete tutti presente quando il bove ceppalonico ha presentato le proprie dimissioni alla Camera: (il testo integrale lo potete trovare qui) ebbene, anche lui come il papa, ha raccolto una “insospettabile” solidarietà bipartisan (questione di affinità elettive, evidentemente :D), il cui culmine si è raggiunto con il solito vergognoso Casini che si è messo a tuonare contro la magistratura tra gli applausi osceni e affrettati dei presenti.

Ora, in genere quando ci si lamenta è perché ci si sente “ingiustamente” vessati o perseguitati, ma in questi casi, quali sarebbero le fonti delle presunta ingiustizia?

Analizziamo i fatti:
  • Ratzy avava tutti i diritti di andare a parlare alla "Sapienza" anche in quanto invitato dal Magnifico Rettore;
  • i 67 dissidenti (dovevano essere '68 ma uno ha dato forfait all'ultimo istante :D) avevano tutti i diritti di manifestare il proprio dissenso, così come gli studenti.
  • Quelli che gridano "alla censura", non si sa di cosa parlino, giacché è stata una libera scelta del papa quella di non partecipare più all'inaugurazione dell'anno accademico.
Sulla vicenda Mastella non c'è neanche da discutere: un Guardasigilli che usa i propri poteri per richiedere il trasferimento del sostituto procuratore di Catanzaro De Magistris che stava indagando su di lui e poi si presenta in parlamento a fare la verginella offesa, ostentando un falso senso di attaccamento alla "famigghia" che anche i mafiosi più incalliti si vergognerebbero a mostrare in pubblico, un uomo su cui i magistrati hanno aperto un’indagine svolgendo unicamente il proprio dovere, non ha alcuna ragione per sentirsi “vittima”, sopratutto dopo essersi più volte vantato pubblicamente di essere all’apice di una vasta rete clientelare.

Sinceramente, se fossi il papa, sarei fortemente preoccupato di avere tra i miei più accesi sostenitori la masnada di tagliagole che governa questo paese, Mastella in primis, che proclamano ad alta voce i “valori” del cattolicesimo ma che nella vita di tutti i giorni ne fanno carta straccia e mi chiederei del perché del mio fallimento come religioso.

Non essendo Ratzy un’idiota, penso che poco gli interessi la sua missione pastorale e che le sue mire siano in realtà ben altre.

Acquistare consenso in ogni modo, questo è l’importante, non importa se siete dalla parte del torto.

Come direbbe Moggi lamentatevi, lamentatevi, lamentatevi. Vi seguiranno in molti.

domenica 13 gennaio 2008

Settembre, andiamo...



Nuovo, impagabile pezzo del mio amico U.

Location: negozio di mobili

Direttore: "Finalmente ho un lavoro che mi gratifica"

U: "Perchè, prima cosa facevi?"

D: "Mi toccava girare per tutto l'Abruzzo"

U: "Transumanza?"

:D

venerdì 11 gennaio 2008

Volli, sempre volli, fortissimamente volli.


Così è giunto il momento anche per te, amica mia, di nuovi sorrisi che allieteranno le tue giornate passate lontane dal mondo.

Soli, tu e lui: la tua piccola gioia dalle mani piccole, che ti accarezzeranno senza comprenderne il motivo.

Vi auguro ogni bene.

lunedì 7 gennaio 2008

A.A.A. Guardiano Cercasi



Mi è appena arrivata questa mail di spam e debbo dire che ha finito per mettermi abbastanza di buon umore:

***
Mi offro come Custode e Guardiano di Immobili privati, pubblici,

(tanto per non farsi mancare nulla)

fondazioni,

(qualcuno spieghi a questo idiota che una fondazione NON è un immobile)

aziende,

(idem)

banche,

(certo, certo: vedrai che adesso Bazoli ci farà un pensierino)

associazioni,

(effettivamente si sentiva proprio il bisogno di un guardiano di associazioni, qualunque cosa questo voglia dire)

tenute agrarie, casali, castelli, ville, borghi, case di campagna,

(evvai con la vita agreste! Appropò: come si custodisce un borgo?)

possedimenti,

(eh?!?)

parchi,

(non so voi, ma io a 'sto qui non gli affiderei neanche Parco della Vittoria)

alberghi,

(già: chi è che NON affiderebbe il proprio albergo ad un perfetto sconosciuto che fa spamming su internet?)

villaggi turistici,

(Franco Rosso si è già eccitato al solo pensiero)

teatri, musei,

(ed anche il Colosseo visto che ci siamo: perchè no?)

centri e club sportivi,

(dovrebbero essere MOLTO sportivi per prenderti come guardiano)

centri commerciali,

(i vertici della Coop sportivi lo sono un po' meno)

centri scolastici, università,

("Ecco, buon uomo, tenga le chiavi dell'Università e mi raccomando: chiuda bene quando esce")

centri di ricerca,

(in effetti ci sarebbero parecchie ricerche da fare su un soggetto simile)

residence, palazzi e immobili di altro tipo.

(stupenda poi questa chiosa finale: va bene anche un garage?)

Sono disponibile a tempo pieno a trasferire la mia vita insieme alla mia famiglia

(una di quelle di tipo patriarcale, immagino, con fratelli, nipoti, cugggini, cugggini dei cugggini e via discorrendo: "Cuncettì, dov'è l'aglio?" "E' finito: ora vado a prendelo nelle segrete".)

in ogni parte d’Italia e all’estero a fronte di seria proposta, per offerta di stipendio, etc. Telefonare xxxxxxxxxx xxxxxx@xxxxx.xx
***

Che dire?

Geniale.

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